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Premio Letterario Internazionale Marguerite Yourcenar 2001
IX Edizione

Ultimo aggiornamento: 30 Aprile 2001
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:

Antologia – Clicca qui per vedere l’antologia

Premiazione – Si è tenuta sabato 15 dicembre 2001 alle ore 15,30 a Melegnano (MI), presso il Salone Predabissi – via Frassi, 2 angolo via Predabissi.
Tutti i partecipanti hanno ricevuto una copia della rivista Il Club degli autori con i risultati del concorso.

Risultati

La commissione giudicatrice del Premio letterario Marguerite Yourcenar 2001 presieduta nella sezione poesia da Maria Organtini e nella sezione narrativa da Massimo Barile, dopo attenta valutazione delle opere pervenute ha scelto i dodici finalisti di ogni sezione i quali, a loro volta sono divenuti automaticamente i giurati che hanno designato i vincitori.
Il sistema è semplicissimo: abbiamo inviato a ciascun finalista una copia delle opere degli altri undici finalisti.
Dopo averle lette, il finalista ha espresso il suo giudizio sulle opere degli altri concorrenti elencandole in ordine di merito. È ovvio che ogni finalista ha escluso se stesso dalla classifica. Ed ecco i risultati finali:


Sezione Poesia


  • 1° classificata Lacrime di piombo, di Simonetta Conti, Civitella in Val di Chiana (AR)
  • 2° classificata , Malie, di Adriana Assini, Roma
  • 3° classificata La percezione del pensiero di Alberto Biella, Busnago (MI)
  • 4° classificata Canto di Pinuccia Bonora, Inzago (MI)
  • 5° classificata, Coscienza di Davide Crepaldi, Torino.
  • 6° classificata, Lalita d’Africa di Alessandra Crabbia, Montebelluna (TV).
  • 7° classificata , A mio padre (...E alla sua agonia spirituale) di Francesco Paolini, Castel Colonna (AN).
  • 8° classificata , Sulle ali del cuore… di Valeria Binda, Travedona Monate (VA).
  • 9° classificata Sul fiume di Giovanni Scribano, Padova.
  • 10°classificata, Tra le foglie… di Ilaria Giordano, Montecatini Terme (PT).
  • 11° classificata aequo, La scala di Giuseppina La Rosa, Trapani.
  • 11° classificata ex aequo, La forza dell’Amore di Domenico Piccirillo, Capua (CE).


Sezione Narrativa


  • 12° classificato: L’odio di Mario Manchisi, Latina.


La cerimonia di premiazione si è svolta sabato 15 dicembre 2001 alle ore 15,30 a Melegnano (MI), presso il Salone Predabissi – via Frassi, 2 angolo via Predabissi.


Opere vincitrici

1° classificata

Simonetta Conti

Lacrime di Piombo


(Alle donne di Dachau)


L’empietà del mio frugare
tra le falene
dei vostri ricordi violati
mi lascia in bocca
un sapore di foglie secche.
Stringo tra le mani
il filo spinato
della vostra rabbia
e grida all’inguine
la vostra stessa ferita,
profonda quanto tutto
il dolore del mondo.
L’unica dignità rimasta
è la forza di cercare l’odore
dei vostri semi spersi,
sperando che germoglino ancora
nelle mie lacrime di piombo,
asciutte e infinite
come i fiori appassiti
che non vi hanno pianto.


Il mio zaino,
piccolo paradiso di latta
per battaglie perse in partenza,
è più pesante
ora.


2° classificata

Adriana Assini

Malie


Passi leggeri tra le mura di sale,
un odore di ortiche o di more.
Sono già stata qui.
E le voci di dentro e le parole sospese
di nuovo si fondono nelle più opache trame.
Risolini sordidi, timidi ammiccamenti,
forse sto per perdermi nell’inganno dei cristalli.
Sono già stata qui.
È il calice di un fiore che ha preso la mia voce,
ho visto una farfalla torcersi le ali.
Poi ancora quei passi leggeri,
che venivano dal mare.
Scavare nel ventre molle della terra buia,
svelarne il seme e anche la cruda essenza.
Splendidi i templi, macabre le danze.
Un giorno, forse, anch’io ho vissuto qui.


3° classificata

Alberto Biella

La percezione del pensiero


Lo scrosciante rumore del fiume,
pervaso dall’autentico rodente
tempo fugace,
denso di epoche ed atmosfere.
È l’evoluzione del tumultuoso ricordo
al contatto frenetico
degli intimi specchi.
Il concitato inesorabile
dominio silenzioso del tempo,
è la divina imperfezione
nell’universo sfavillante:
volto ad una reale vita nuova,
nel catarsi obliquo del fiume.


4° classificata

Pinuccia Bonora

Canto


In un lampo tutto è diverso,
d’improvviso restiamo soli
e incerti.
Il futuro possibile senza
orizzonti,
la speranza sepolta
nella quotidiana assenza di ragioni
per vivere.
Ma siamo adulti e alziamo la
testa,
per amore dei figli
che osservano il nostro passo,
cercando di
nascondere il vuoto in cui
galleggiamo.
E cantiamo, con un nodo alla
gola…:
la musica ci porta lontano,
in alto,
verso nuovi, vitali scenari…,
ci riconsegna Amore.
Ci raccogliamo così dentro l’urlo
profondo del
ritmo
e sorprendentemente
ritroviamo noi stessi.


5° classificato

Davide Crepaldi

Coscienza


Coscienza,
antico splendore
divino,
siedi
sul celeste
infinito,
rotondo ricordo
di una linea.
Soprassiede
in me la tua
brezza,
che con generosa
dolcezza
commuove i miei sospiri.
Insieme
vediamo il mondo,
i colori e i movimenti,
di nuovo a
presagire quel silenzio
sopra ogni cosa.
Sempre
ad ammirare
le tue volte,
trasalendo nel turbamento
di chi, solo,
t’invoca,
stupefatto.


6° classificata

Alessandra Crabbia

Lalita d’Africa

(Capoverde, 1 giugno 1997)


E tu mi stracci il cuore, Lalita,
mia violenta donna di sale e danze sfrenate.
Sbattevano al vento azzurro d’oceano
gigantesche foglie di banani, e tremava il mio cancello stridendo
quando entravi a passi felpati, col tuo odore di pepe e zafferano.
Il canto dei tuoi grandi bracciali, Lalita,
la tua folle capanna sul mare che esplodeva di turchese,
e i pescatori all’alba, la pelle luccicante d’ebano e stille d’oro.
E tu mi stracci il cuore, Lalita,
col tuo ventre gonfio di vita, tu che vendevi il grog dell’oblio
e amore tempestoso in notti assatanate.
Risalivi nuda dall’acqua all’alba
come una venere notturna, gravida e impudica.
Né t’importava il bianco o il nero di tuo figlio,
perché era per te l’amore un gioco breve.
Palpitavi nelle strade riarse e polverose, fiera e nobile e diritta
come un fiore di turgida bellezza.
E tu mi stracci il cuore, Lalita,
gli spiriti maligni di giugno affondarono nel tuo ventre ricco e meraviglioso,
e proprio in quel giorno, le stelle dei Dioscuri infausti
fecero tremare sul tuo parto le mani dello sciamano del villaggio.
E tu mi stracci il cuore, Lalita,
il tuo nome su una pietra, la tua bellezza in polvere,
il tuo fertile grembo per sempre morto.
Mia donna e mia gazzella, signora di antiche catene,
senza più cielo da guardare,
né mare per bagnarti, né braccia per amare.
Sei solo ora
questa stanca poesia lanciata nel freddo nord dalle reni ghiacciate,
che non sa di te, Lalita,
e del puro incanto perduto della tua breve,
crudele
e splendente vita
d’Africa amara.


7° classificato

Francesco Paolini

A mio padre


(...E alla sua agonia spirituale)


Vorrei ascoltare il coro del tuo cuore stonato
come le note che ho sempre suonato,
Vorrei parlare a lungo ai tuoi occhi chiusi
come le cornici di un quadro prezioso,
Vorrei sfiorare il profumo dei tuoi sorrisi selvatici
come le rose che non hai mai donato,
Vorrei mangiare la nebbia che ha invaso il tuo cuore
aprire l’ampolla delle tue lacrime d’amore…


Non c‘è riva che tenga alle nostre tempeste,
ci guardiamo negli occhi scorgendo gli umori:
la paura più grande è di ferirci sul serio,
di buttarci a vicenda in un fiume di spine
e non più ritrovarsi alla sua grande foce.
Io so che non puoi capire,
ma ti incontro tra queste mie righe
che scrivo di fretta per non farmi vedere,
per non farti sapere che sto per morire!
Morire di affetto negato, o forse celato
ché bene ho scoperto qual sia il tuo pensiero:
chi mostra l’amore è presto a morire,
chi invece l’inghiotte può sempre sperare…


Semplici son le parole
che adesso ti scrivo per farti sapere,
per farmi ascoltare dal tuo gelido cuore,
ché il difficile tu non riesci a capire…
Però ti osservo togliere soldi ai tuoi desideri
e assicurarli ai miei futili affari;
sciogliere le tue ali di cera
al sole delle mie stagioni…
Così mi chiedo se un giorno
potrò mai veramente incontrarti,
magari mentre seduto sto a contare le ore
che separano il triste da una vita migliore,
che scorrerà all’infinito nel nostro abbraccio d’amore…


Per te da tuo figlio Francesco


8° classificata

Valeria Binda

Sulle ali del cuore…


Diamanti intarsiati
di nude stelle
ingemmano
bianchi di neve
la mano fragile
del mio peregrinare
tra alfabeti infiniti
di una galassia!


Così sacerdotessa
dell’intimo chiarore
che scende dalle mie trecce
discinte d’albori
incastonati tra le pagine
bianche di canti
a venire,
ascendo in volo
verso l’eternità
come frotte di gabbiani!


E sposa del mistero
gli tolgo il velo…
adorante e supplichevole
di ritrovarti – senso infinito
che sfogli il tempo – sulle ali del mio cuore,
mentre con arido gemito
grido questa sublime sete
di sovrumana bellezza!


9° classificato

Giovanni Scribano

Sul fiume


Conosco il tiepido respiro,
del fiume, là tra le canne,
troppo diverso dal tuo,
così convulso, così fremente.
Vorrei che tu venissi con me
laddove le nuvole sussurrano
dolci promesse agli arsi campi,
dove i salmoni risalgono liberi,
di nuova vita gravidi,
verso le cime innevate,
dove granelli di polline e sabbia
nell’aria giocano a far mulinello.
Vorrei che venissi con me,
ma lascia, ti prego, il tuo astioso
orologio, i tuoi cruciverba
e le musicassette.
Al vento rivelerò il mio amore
con parole calde come l’asfalto,
questo amore così fremente,
così impulsivo e mai calcolato.
E porta con te la nebbiosa
tua malinconia, così tagliente
che il sole, ferito, ne sanguina.
Al mattino, al risveglio, forse troveremo
petali rugiadosi e boccioli ancor chiusi
o forse nudi rami e fiori recisi.
Allora, umile m’inginocchierò sulla riva
e in ogni anfratto, in ogni roccia,
in ogni ciottolo io vedrò il tuo sguardo,
di dispettosa chimera.


10° classificata

Ilaria Giordano

Tra le foglie…


È stato concepito tra le foglie,
quel bimbo che mai nascerà.
Dall’amore puro di due giovani si è creato;
Ma quelle foglie, quel bosco,
il mondo di cui avrebbe fatto parte,
Non li vedrà.
Forse avrebbe avuto occhi blu come il padre,
forse mani delicate come la madre;
ma quell’essere può solo far parte di un sogno…
E queste sono le fate…
Il loro sbatter d’ali è alimentato dai rimpianti dei grandi,
I colori che le accarezzano sono i sorrisi degli angeli.
Per questo, quel bimbo, vivrà in eterno
tra quelle stesse foglie,
chiedendosi perché, come fece sua madre,
non potrà calpestarle, ma solo farsene coperta.


11° classificata ex aequo

Giuseppina La Rosa

La scala


Lunga e bianca scala
Era nei miei sogni di bimba


La poggiavo sopra una nuvola
E io con la mia veste bianca toccavo il cielo


I miei piedi nudi
Salivano gradino per gradino


Fino ad arrivare alla casa di Dio
Fino ad arrivare a parlare con Dio


E tutto era quiete
E spariva il buio della vita
E il cuore di bimba non piangeva più


Ma poi
La scala era li
Mi attendeva per la discesa
E tornava il buio della vita
E la quiete non c’era più


Ma… al di là di quel buio
Rimaneva nel sogno bello di bimba
Quella lunga e bianca scala
Per poter arrivare fino al cielo
Per poter arrivare a parlare con Dio.


11° classificato ex aequo

Domenico Piccirillo

La forza dell’Amore


Il mondo ha un limite,
l’uscio del nostro amore;
abbiamo sigillato la porta
con la nostra passione,
lo teniamo fuori,
con noi siano ospiti solo i sentimenti.
Nessuno venga,
non sarà gradito;
nessuno bussi,
non gli sarà aperto;
nessuno lusinghi i nostri cuori,
saremo sordi ad ogni voce;
nessuno urli,
ci tapperemo le orecchie e canteremo l’Amore;
nessuno minacci,
sapremo lottare oltre ogni limite.
Nessuno ci vincerà,
abbiamo la forza immensa del nostro Amore.


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